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Immagine del redattoreANPI Santarcangelo di Romagna

Inizia il secondo sciopero della fame nordirlandese

Il secondo sciopero della fame nordirlandese, svoltosi nel carcere di Long Kesh, dal 1º marzo 1981 al 3 ottobre 1981, fu uno sciopero portato avanti da detenuti del Provisional IRA e dell'INLA con lo scopo di essere riconosciuti come prigionieri politici.

Lo sciopero portò alla morte per fame di Bobby Sands, Joe McDonnell e di altri 8 detenuti.

Dopo che alla fine del primo sciopero della fame i detenuti repubblicani del carcere di Maze non avevano ottenuto lo status di prigionieri politici che il governo britannico aveva tolto loro fin dal 1976, i prigionieri decisero di cominciare un nuovo sciopero della fame. I detenuti facevano cinque richieste, che divennero note come Five demands:

  • Diritto di indossare i propri vestiti e non la divisa carceraria;

  • Diritto di non svolgere il lavoro carcerario;

  • Diritto di libera associazione con gli altri detenuti durante le ore d'aria;

  • Diritto di avere reintegrata la remissione di metà della pena, diritto che avevano perduto in conseguenza delle proteste;

  • Diritto di ricevere pacchi settimanali, posta e di poter usufruire di attività ricreative.

La conseguenza maggiore dello sciopero della fame, oltre a una indubbia propaganda per la causa repubblicana in Irlanda e all'estero, fu quella di far aprire gli occhi al movimento repubblicano sulla necessità di affiancare alla lotta armata una strategia politica che prevedesse anche la partecipazione alle elezioni, da sempre un tabù per i repubblicani irlandesi. Ciò portò al rafforzamento e alla crescita del Sinn Féin, braccio politico della Provisional IRA, e, in ultima analisi, fu una delle cause che contribuirono al "processo di pace" che culminò nell'aprile 1998 con la firma del cosiddetto Accordo del Venerdì Santo.


Il governo britannico, nella figura di Margaret Tatcher, lasciò morire di fame 10 scioperanti e ne mandò altri in coma prima di accogliere parzialmente le richieste dei detenuti.

Fonte: Wikipedia



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