Oggi a #pilloledistoria vogliamo ricordare un giovane che combatteva per un mondo diverso, assieme a tante altre persone che, come lui, amavano la giustizia sociale. Non erano le partigiane e i partigiani che imbracciarono i fucili tra il '43 e il '45, ma migliaia di manifestanti che durante il G8 di Genova dimostrarono il loro dissenso a un mondo che puntava sempre di più al libero sfruttamento di persone e risorse. A Genova, quel 20 di luglio, morì un ragazzo di 23 anni, Carlo Giuliani. Tanto è stato detto e scritto su quei tragici giorni, noi vogliamo ricordarli con una canzone dell'amico e compagno Alessio Lega.
E poi dall'ultima galleria sembra mai più poter riaprirsi il sole e quando luccica dal fondale dalla rugginosa ferrovia Dalle budella della grande vedova diritto in faccia a un muro alto Porta Principe in un sussulto ti vomita addosso a Genova...
Io quando tornerò a Genova per prima cosa col caffè di rito
nel piazzale della stazione, dal baracchino il passo addormentato
lo muoverò per riconquistare la dignità di me stesso al mondo
ed il dovere di camminare a testa alta guardando il fondo
guardare in fondo, guardare il mare, guardare il punto fermo sull'abisso
vedere tutto tornare, urlare, fronte spezzata da un chiodo fisso
fronte spaccato, fronte diviso, fonte che anneghi al pozzo San Patrizio
del mare rosso del nostro sangue plebeo che soffoca nel precipizio,
che soffoca nel precipizio...
Quando ritorneremo a Genova ritorneremo sopra la criniera
bianca dell'onda che si frange al frangiflutti che mangia la sera
e scuote il senso del presente, della memoria che si schianta
quando Genova ritornerà quella del luglio del sessanta
Quando ritorneremo a Genova e quando Genova sarà tornata
quando torno, torno al nostro inverno la resistenza verrà dichiarata
quando in tutto quest'inferno ritroveremo i nostri sentimenti
verremo in braccio alla natura, verremo sopra i quattro elementi...
Chi siamo noi? Ora siamo il mare, il mare nero che si scatena
che si rovescia sopra al porto, sopra al porco che lo avvelena
il mare più salato che ci avete fatto lacrimare
date un bacio ai vostri candelotti, giusto prima di affogare.
Chi siamo noi? Ora siamo il vento che non potete più fare ostaggio
aria libera dai mulini, dalle catene di montaggio
il vento che spazzerà via, cancellerà l'orma dei vostri passi
che schianterà muri e sbarre scatenandosi per Marassi
Chi siamo noi? Ora siamo il fuoco che non avete mai domato
quello che brucia in fondo agli occhi di questo grigio supermercato
quello che cortocircuita i fili dell'allarme e del divieto
mentre noi spargeremo sale sulle rovine di Bolzaneto
Chi siamo noi? Ora siamo la notte, la luna persa dei disperati
dice il poeta: "Quando cade un uomo, si rialzano i mercati"
e per quest'uomo di eterna notte, per questa luce che se ne muore
aspetteremo che il sole sciolga il blocco nero che portiamo in cuore...
E così torneremo a Genova, così ritorneremo a Genova
così libereremo Genova, così saremo liberi a Genova...
Io quando tornerò a Genova dal baracchino del caffè di rito l'antico samovar della tristezza, che sta bollendomi dentro al fiato questo dolore che mi ha tradito l'enorme sagoma del lutto il mio tormento che ho malcelato e queste lacrime che tengo stretto... e in una Genova liberata, senza chiusura, senza sgomento senza sott'occhio la via di fuga, senza furore, senza spavento avrà senso cadere in ginocchio, alzare e prendersi le mani piangere in piazza Alimonda... Pardon: in Piazza Carlo Giuliani.
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