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Immagine del redattoreANPI Santarcangelo di Romagna

8 marzo 2021: Giornata Internazionale della Donna

Oggi celebriamo la Giornata Internazionale della Donna: è e deve essere un appuntamento necessario per la nostra associazione; non dobbiamo infatti dimenticare che la democrazia è stata ottenuta nel nostro Paese grazie alle donne. Per questo oggi ripercorriamo insieme le lotte delle donne in Italia. Vogliamo inoltre ricordare donne del riminese che hanno cambiato la Storia, come Ida Semprini, Nera Neri, Alba Mini, Elisa Mini Imola, Adria Neri detta Marga, Iuditta Della Motta detta Liliana, Palmina Gattei e Rosina Donini: durante la guerra di Resistenza queste donne combatterono e rischiarono la loro vita per la lotta al fascismo e in questa occasione vogliamo rendere loro omaggio.


I Gruppi di Difesa della Donna

Nel 1943 nascono a Torino i Gruppi di Difesa della Donna e si diffondono in tutto il Nord Italia: il loro compito non è solo soccorrere e sostenere le famiglie dei partigiani e dei deportati, ma anche quello di formare nuove generazioni di antifascistə. Il loro scopo primario è però quello di lottare per la «proibizione delle forme più pesanti di sfruttamento, [l']uguaglianza di retribuzione» nonché di mobilitarsi per «l'accesso alle donne a qualsiasi impiego, […] a qualsiasi organizzazione politica e sindacale in condizioni di parità». Attraverso il giornale clandestino Noi Donne diffondono le idee di democrazia e di parità di genere, Noi Donne verrà poi organo di stampa dell'UDI. I GDD, fondati dalla comunista Lina Fibbi, dalla socialista Pina Palumbo, e dall'azionista Ada Gobetti, si pongono quasi in un'ottica intersezionale ante litteram, poiché possono aderirvi tutte le donne, indipendentemente dalla classe, dalla religione o dall'orientamento politico. L'antifascista santarcangiolese Ida Semprini svolge durante l'occupazione nazifascista i compiti canonici dei GDD, non siamo però in possesso di alcun documento che attesti la sua formale affiliazione ad essi.


Il voto alle donne

Il 2 giugno 1946, a più di un anno di distanza dalla Liberazione dell'Italia, le donne votano per la prima volta in occasione del referendum su repubblica o monarchia, nonché per l'elezione dell'Assemblea Costituente, nella quale vengono elette 21 donne: 9 della Democrazia Cristiana, 9 del Partito Comunista, 2 del Partito Socialista e 1 dell’Uomo Qualunque. Questo è un momento epocale per la Storia della Repubblica, poiché viene fatto un passo che svolterà la vita democratica del nostro Paese. Inizia così il percorso delle donne verso l'emancipazione, il quale sarà lungo e tortuoso e che stiamo ancora percorrendo.


Il divorzio

Il 18 dicembre 1970 entra in vigore la legge sul divorzio, quattro anni dopo, a causa della mancata unanimità e essendo contrario il partito di maggioranza relativa (la DC), si svolgerà un referendum abrogativo, in cui si confermerà la validità dell'aborto. Sul divorzio Fanfani disse una frase quasi profetica: «Volete il divorzio? Allora dovete sapere che dopo verrà l’aborto. E dopo ancora, il matrimonio tra omosessuali. E magari vostra moglie vi lascerà per scappare con la serva!»


Diritto di famiglia

In Italia, a causa del retaggio cattolico e patriarcale, la donna rimane per legge una sottoposta del marito: ella passa di fatto da un "padrone" (il padre) all'altro (il marito) grazie alla cerimonia del matrimonio. Una volta che il contratto matrimoniale è stato stipulato, la patria potestas della famiglia e dei figli è del padre, il quale è riconosciuto come capofamiglia. Ad egli vanno le decisioni più importanti nell'ambito familiare. Nel 1975 viene riformato il diritto di famiglia: la moglie non è più subordinata al marito, è considerata una sua pari. Con questa riforma avvengono le seguenti modifiche:

  • il passaggio dalla potestà del marito alla potestà (ora "responsabilità genitoriale") condivisa dei coniugi;

  • l'eguaglianza tra coniugi (si passa dalla potestà maritale all'eguaglianza fra coniugi);

  • Il regime patrimoniale della famiglia (separazione dei beni o comunione legale/convenzionale);

  • la revisione delle norme sulla separazione personale dei coniugi (dalla separazione per colpa alla separazione per intollerabilità della prosecuzione della convivenza);

  • l'abbassamento dell'acquisizione della maggiore età da 21 a 18 anni.


La legge 194

Nel 1978 viene approvata la legge 194, che depenalizza l'interruzione di gravidanza e che la rende esercitabile negli ospedali. Questa legge, fondamentale e necessaria per l'emancipazione femminile, è ancora oggi costantemente bersagliata da personaggi politici che richiamano ai fantomatici valori della famiglia tradizionale, in cui è dovere della donna essere asservita al proprio uomo, sia egli il marito, il padre o il fratello. L'autodeterminazione della donna passa per il corpo: è diritto inviolabile decidere cosa fare del proprio corpo, per questa ragione nessunə ha il diritto di imporre ad un'altra persona alcun tipo di decisione circa il corpo altrui. A distanza di più di quarant'anni non solo siamo in prima linea per la difesa della legge 194 e per la sua piena applicazione, ma difendiamo il diritto di ogni persona della comunità trans a scegliere gli interventi da fare (o da non fare) al proprio corpo. In Italia quasi il 70% dei ginecologi è obiettore di coscienza (con una percentuale che supera l'80% al Sud), il che rende praticamente impossibile effettuare nei tempi prestabiliti dalla legge un'ivg.


Niente più delitto d'onore

Con il caso di Franca Viola nel 1965, la giovane siciliana rapita e stuprata che rifiuta di sposare il proprio stupratore, iniziano sempre più mobilitazioni per chiedere la cancellazione del delitto d'onore e del "matrimonio riparatore" dal codice penale italiano: con tali leggi è pressoché impunito l'autore di questi reati, inoltre (cosa più importante) si svilisce completamente l'individualità della donna, che passa o come svergognata nel delitto d'onore o che diventa la moglie dell'uomo che la ha violentata, per salvare l'onore della famiglia. La giovane Franca è la prima donna in Italia a rifiutare questo abominio e il suo impegno per abrogare questa istituzione misogina diventa legge nel 1981, quando vengono cancellati il delitto d'onore e il matrimonio riparatore dal codice penale.


Lo stupro è reato contro la persona

Per comprendere appieno la vicenda di Franca Viola, occorre avere bene in mente che all'epoca la violenza sessuale era reato contro la morale e non contro la persona. Cosa significa? Se il reato è contro la morale è quindi sufficiente fare ammenda o correre ai ripari privatamente (come nel matrimonio riparatore), ricevendo quindi pene più leggere. Questo è un sintomo di come la donna non venisse considerata come una persona alla pari di un uomo e che i danni a lei fatti non fossero da condannare in quanto persona, ma in quanto a una questione di mentalità. Il dolore che una donna ha provato o la prevenzione per evitare che si susseguano atti del genere, non sono importanti. Nel 1996 la violenza sessuale è reato contro la persona: viene riconosciuta alla donna l'inviolabilità del corpo e di come esso sia di sua inviolabile competenza.


La strada per la parità di genere è ancora lunga e incompleta, come diceva la nostra Presidente Carla Nespolo: "Gridiamo forte alle donne e agli uomini di fare attenzione perché se dovessimo tornare indietro con i nostri diritti fondamentali, tornerebbe indietro tutta la democrazia italiana, perché nel Novecento il cammino delle donne è stato il cammino della democrazia".



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